Kanye e la moda
2015. Il rapper americano Kanye West, ad oggi conosciuto come Ye, crea la sua linea d’abbigliamento in collaborazione con Adidas, denominata “Yeezy”. Non è la prima volta che Ye cerca di fare breccia all’interno del mondo della moda: nel 2009 aveva fatto uno stage presso Fendi e pochi anni prima aveva creato un brand (Pastelle) che però non venne mai destinato al pubblico. Era inoltre riuscito a creare delle sneakers in collaborazione sia con Nike che con Louis Vuitton, aumentando il suo riconoscimento nel mondo del fashion. È solo nel 2015 però, grazie alla collaborazione con Adidas, che riesce a dare vita a un vero e proprio brand accessibile a tutti. La prima collezione, denominata “YZY SEASON 1” uscì lo stesso anno e Kanye ebbe accanto a sé uno dei team di designer più grandi di sempre: Virgil Abloh (fondatore di OFF-WHITE), Demna Gvasalia (attuale direttore creativo di Balenciaga) e Jerry Lorenzo (fondatore di FEAR OF GOD). La sfilata ebbe un notevole successo, soprattutto per quanto riguarda le sneakers, e ciò aiutò moltissimo Kanye ad assumere un ruolo strategico nel mondo della moda anche negli anni a venire.
L’idea vincente
L’anno di svolta però è il 2016, uno dei periodi più complessi per Ye dal punto di vista artistico: da una parte vi è la creazione della nuova season di Yeezy (la season 3); dall’altra l’uscita del suo nuovo progetto musicale TLOP (The Life of Pablo). C’è bisogno di un lampo di genio, che puntualmente arriva. Un’idea ambiziosa, che si concretizza in una data e in un luogo specifici: 11 febbraio 2016 a New York, più precisamente al Madison Square Garden, la casa dei New York Knights. Il rapper riesce a trovare la chiave per combinare il suo progetto musicale e la sua collezione, dando vita ad un listening party storico dove tutto il pubblico presente (e coloro che assistevano alla diretta su Tidal) poterono non solo ascoltare TLOP (un progetto rivoluzionario e che ad oggi viene considerato uno dei migliori album di Ye), ma anche assistere alla nuova Yeezy season da lui ideata.
“Non mi aspetto di essere capito, la moda non è logica, è emozione” (Ye)
Il listening party non è stato però tutto rose e fiori, in quanto in molti si sono accorti del verso rivolto a Taylor Swift che ha riacceso i vecchi dissapori degli MTV Video Music Awards. Kanye, infatti, nella quarta traccia dell’album, Famous, ha usato le seguenti parole: “I feel like me and Taylor might still have sex. I made that bitch famous” (e siamo abbastanza sicuri che non servano traduzioni del verso). È ormai consuetudine per Ye alzare l’asticella, non solo per quel che riguarda idee che si sono spesso rivelate artisticamente geniali, ma anche e soprattutto nel voler creare dissapori, continue indignazioni pubbliche e nel manifestare una certa sregolatezza. Nei successivi 9 anni, infatti, sono state molteplici le controversie che lo hanno visto protagonista: dalle dichiarazioni di antisemitismo alla sua dibattuta relazione sentimentale, dal sostegno a Trump alla rottura con Adidas e Balenciaga, e tanto altro ci sarebbe ancora da dire. È l’altra faccia della medaglia: un lato oscuro che cade al di fuori di un qualunque tipo di ragionamento, che spesso si contraddice, generando continui scandali senza però chiarire quale sia il vero pensiero che vi è alla base. Resta il fatto, però, che da quel listening party sono passati 9 anni, 7 album e 6 Yeezy Season, ma quel momento continua a rimanere indelebile nella storia della musica e della moda.
Ill ruolo del listening party negli anni successivi
Kanye è sempre stato sinonimo di avanguardia e creatività, spesso anticipando trend e stili che sarebbero scoppiati pochi anni più tardi. Il listening party, infatti, ha avuto un ruolo sempre più centrale non solo per Ye (soprattutto nella Donda era e in quella di Vultures), ma anche nel mondo musicale in senso più esteso: basti pensare ad un artista come Tyler The Creator che, per sponsorizzare l’uscita del suo nuovo album (Cromakopia), ha organizzato dei listening party con la finalità di entrare in maggior contatto con i suoi fan. Questo tipo di eventi, e quelli di Kanye in particolare, non hanno infatti avuto il solo scopo di dare la possibilità ai fan di ascoltare i nuovi progetti musicali, ma anche quello di allestire delle vere e proprie composizioni artistiche (come nel caso dell’era di Donda 2) che sono strettamente legate al messaggio che questi progetti vogliono diffondere e trasmettere a chiunque possa ascoltarli.
Che fine ha fatto Ye?
Quando si pensa a Yeezy non si può togliere dalla propria testa l’immagine di una qualsiasi “Yeezy Boost”, uscita a cavallo tra il 2015 e il 2022. Ci si ricorda soprattutto di quanto questa scarpa abbia posto le basi per alcuni trend del mondo streetwear e di come in moltissimi, in quel periodo, abbiano avuto, o cercato di ottenere in ogni modo, una Yeezy. Non solo era la silhouette più richiesta del momento (assieme alle collab di Nike dell’epoca), ma aveva un design completamente innovativo che si univa al “Boost”, la tecnologia ideata da Adidas che permetteva la massima comodità nelle sneakers di maggior rilievo. Ma tutto ha una fine e la collabo tra Kanye e Adidas non ha fatto eccezione. Dopo le forti dichiarazioni del rapper a favore di Hitler, Adidas ha deciso di concludere la relationship che durava da quasi un decennio e a tale decisione si sono uniti moltissimi brand che sostenevano il rapper nei suoi progetti, tra cui Balenciaga e Gap. Ye non ha però cambiato strada, anzi, ha continuato a sostenere idee che hanno scosso la sensibilità collettiva, rimarcandole nuovamente nel 2024, dopo che venne fatta trapelare la possibile cover del suo nuovo progetto, denominato Vultures, in collaborazione con Ty Dolla Sign. L’immagine utilizzata è un quadro di Friedrich, Landscapes with Graves, che ha generato scalpore non tanto per il messaggio che il pittore e il quadro vogliono dare a chi osserva, ma soprattutto per la correlazione che esiste tra Friedrich e Hitler: il fondatore del partito nazista, infatti, aveva una grandissima stima per le opere del suddetto pittore. Ma le correlazioni non finiscono qui: il font utilizzato da Ye nel merch che cita Vultures rimanda alla copertina dell’album Filosofem di Burzum, progetto creato da Varg Vikernes, artista norvegese e simpatizzante nazista. La tendenza a generare scandali di continuo fa ormai parte di Ye, il che rende alquanto sorprendente che la sua legacy e il sostegno dei suoi fan non siano mai davvero scesi e che, anzi, nel tempo siano addirittura andati incrementandosi. A dimostrarlo sono i numeri e i guadagni: 70 milioni di ascoltatori mensili su Spotify e 20 milioni di dollari di fatturato dal merch di Vultures dopo pochissime ore dalla pubblicazione. E non dimentichiamoci del nuovo merch, creato appositamente per il suo nuovo progetto intitolato Bully, che gli ha permesso di fatturare più di 2 milioni di dollari in meno di 24 ore, facendo aumentare ulteriormente il valore del brand e rendendo Ye nuovamente miliardario (ad oggi, il suo patrimonio ammonta all’incirca a “poco più” di 2 miliardi e mezzo di dollari).
Alcuni interrogativi
Come mai la popolarità di Ye non è mai scesa? Come mai Kanye rimane ai vertici nonostante le sue dichiarazioni siano sempre più discutibili e le dinamiche delle vendite, dei social e dell’industria musicale siano estremamente attente al “politically correct”? Basti pensare a Da Baby, uno dei rapper più popolari tra il 2019 e il 2021, che si è bruciato la carriera a causa delle sue dichiarazioni omofobe, oppure a P. Diddy, accusato di innumerevoli abomini, dal traffico di esseri umani fino all’associazione a delinquere. Anche lo stesso Ye, durante l’ottobre del 2024, è stato accusato di violenza sessuale da una sua ex dipendente. Com’è possibile che ciò non abbia mai veramente intaccato la sua popolarità né tantomeno il supporto di molti suoi fan? Anche durante i Grammy Awards di quest’anno Kanye ha generato ulteriori controversie. L’outfit di sua moglie, disegnato e progettato interamente da lui, ha creato non poco scalpore a causa della trasparenza totale del vestito suscitando, da una parte, indignazione e accuse di “lavaggio del cervello” nei confronti della moglie, dall’altra, plausi come “genio del marketing” per la capacità di far parlare di sé. West, durante un’intervista, disse: “I just told you who I thought I was, a god”. E al di là di ogni dichiarazione, al di là di ogni “beef” creato senza alcun apparente motivo e al di là di ogni suo errore, in molti continuano a venerarlo come un dio. Forse un po’ perché al genio artistico viene spesso perdonato tanto e un po’ perché, con le sue luci e le sue ombre, e con quel confine difficile da tracciare tra i suoi veri pensieri e le provocazioni, finisce per trasmettere un’immagine ingarbugliata e controversa che lo rende in qualche modo più vero.