Questo articolo va controcorrente, si tenta di mettere a processo due di quei film tanto osannati dalla cultura pop (e non solo…): Il miglio verde e Le ali della libertà. Nella forma di un tribunale fittizio, vengono prese in considerazione le retoriche nascoste, le religioni velate e le moralette chierichettali grazie al dialogo tra due avvocati...
Giudice Oswald: Avvocato Krüger, a voi la parola, procedete quindi con l’accusa.
Avvocato Krüger: Grazie Signor Presidente. Signori della Corte, ci aveva visto lungo la vecchia testa matta tedesca. Come è noto, “la compassione è chiamata virtù solo fra i decadents.” Già più di cento anni fa la morbosa attrazione e necessità umana di un’arte che si distanziasse dalla stessa era stata riconosciuta, descritta e allontanata dal filosofo tedesco dello Zarathustra. Ed è proprio di questo profeta, la compassione, l’ultima tentazione, “l’ultimo peccato.”
“Davvero non li sopporto i misericordiosi, sono beati nella loro compassione, mancano troppo di vergogna.” O anche, “esiste oggi quasi ovunque in Europa una morbosa sensibilità e suscettibilità al dolore e così pure una ributtante mancanza di misura nel lamentarsi, […] esiste un preciso culto della sofferenza.” Parole che non dovrebbero di certo sorprendere l’uomo contemporaneo. E al tempo del baffo ancora non si era stati invasati dal tappeto universale piagnucoloso e formicolante d’oltreoceano! Smargiassi democratucol-
Avvocato Russell: Obiezione Signor Giudice!
Giudice Oswald: Obiezione accolta. Avvocato Krüger, vi chiedo di attenervi alle questioni concordate per l’articolo.
Avvocato Krüger: Signor Presidente, mi si richiama dunque alla gentilezza quando è in gioco…
Giudice Oswald: …
Avvocato Russell: …
Avvocato Krüger: Ordunque! Questi sono i capi d’accusa!
Avvocato Russell: Cribbio! Ma qui si vuole mettere in cattiva luce gli imputati! I miei clienti non hanno niente a che vedere con gli spergiuri appena declamati! Tutta la corte e i presenti in sala mi possono essere qui testimoni nell’affermare che questi film sono incondannabili e intoccabili da simili fandonie.
Avvocato Krüger: Sì, so bene che voi credete questo. Partiamo quindi con ordine, Il miglio verde: sveliamo senza troppi arzigogoli da avvocati la vera identità dei personaggi presenti in questa pellicola. Paul, ad esempio, non è altro che l’alter ego del ladrone redento al Golgota, per la prima parte del film non riconosce il Cristo, ma è lui che apre la porta della pietà allo spettatore. E chi poteva interpretarlo meglio di Tom Hanks, con il suo visetto da bimbo cresciuto?! Il destino del secondo ladrone invece tocca a Percy: come da copione per lui non è prevista la redenzione. Da buon film americano, se da una parte c’è l’integerrimo Paul, dall’altra troviamo il necessariamente malvagio Percy, egli non va oltre la sua macchietta da antagonista. Infine, non poteva mancare il protagonista che ci portiamo appresso da duemila anni, Cristo! Difatti egli percepisce tutto il dolore e la sofferenza dell’uomo ma viene condannato dal popolo ignorante. Corona di spine per John Coffey! Oltretutto, il peccato che lo porta in prigione, l’unico fattaccio che lo rendeva un personaggio ambiguo e pertanto interessante, è una panzana! È innocente! Non ha peccato! Ecco partorito il vero martire! E se ne sta umile umile nella sua gabbia con la faccia da cane bastonato! Che emozione per il grande pubblico, veri gourmet della miseria umana! E su questo si basa il film; a discapito della bellezza, la pellicola vuole solo strappare volgari e meschine lacrime. E cito un vecchio cagnaccio francese: “assolutamente sospetti ormai, questi autentici sentimenti sono soltanto […] pietose e burlesche soperchierie, che nascondono certamente qualche immonda intenzione, qualche nuova canaglieria, qualche tiro criminale.”
Avvocato Russell: Perché parlare in questo modo di sentimenti tanto nobili? E citare simili personaggi in aula non credo vi gioverà molto…
Avvocato Krüger: Nobili li chiamate voi! Niente di meno nobile nell’abbandonare il proprio spirito nello stagno paludoso del pietismo facile. Credete forse sia troppo radicale Friedrich quando dice che “l’infelice ricava una specie di piacere da questo sentimento di superiorità che l’attestazione di compassione risveglia nella sua coscienza; la sua vanità si esalta, egli è ancora abbastanza importante per causare dolore al mondo. Pertanto la sete di compassione è una sete di godimento di sé, e, invero, a spese del prossimo; essa mostra l’uomo in tutta la brutalità del suo caro se stesso”? Attestazione! Il volgare spiattellamento della carità addosso allo spettator-
Avvocato Russell: …
Avvocato Krüger: Parlate pure, su…
Avvocato Russell: Forse, avvocato, non avete notato che alla base del film è presente una forte critica all’ingiustizia. Vi sarete accorto anche voi che, fatalità, la colpa non commessa è stata additata per motivi razzisti. Il film è anche una denuncia a questo!
Avvocato Krüger: Più inattaccabile di così…
Avvocato Russell: Come? Parlate più forte avvocato Krüger, qualcuno in fondo alla sala non vi ha sentito.
Avvocato Krüger: …
Avvocato Russell: …
Avvocato Krüger: Ma torniamo alla causa invece, ho qualche parola da dire anche sul secondo imputato: Le ali della libertà. Inizio subito parlando dei personaggi, se così vogliamo chiamarli. Oltre a Red, interpretato dal mieloso Freeman, e all’altro carcerato ripreso un paio di volte in più rispetto agli altri, qualcuno si ricorda appunto qualcosa di questi altri? Sono frasi qualunquiste su gambe! Caricature di cartone che vagano per la prigione, ripresi quasi per caso dalla macchina da presa. E in quei momenti non possono che tirare fuori dal cilindro una frasetta fatta e finita sui grandi valori, vanno sempre bene quelle! Un cinema molto facile. E sì, non ho dimenticato il vecchio bibliotecario Brooks, ma il suo scopo nel racconto ormai non credo di doverlo specificare…sembra tutto una bella favoletta…
Avvocato Russell: Forse voi non sapete, avvocato Krüger, che il regista utilizza un metodo narrativo preciso, chiamato Tall Tale. L’aria quasi fantasiosa che si respira tra le mura della prigione è ben voluta dal regista, non c’è l’intenzione di creare un vero ambiente carcerario, è il resto che conta, quello è solamente un pretesto per raccontare oltre.
Avvocato Krüger: Più che raccontare sembra che l’intenzione sia, come al solito, di educare!
Avvocato Russell: Non vorrete fare un processo alle intenzioni vero? Non credo voi abbiate parlato di persona con il regista, o sbaglio?
Avvocato Krüger: No ma-
Giudice Oswald: Avvocato Krüger, andate avanti e non divagate…
Avvocato Krüger: Sì, Signor Giudice. Tornando a noi, per far capire invece che i due clienti sono figli dello stesso padre, il regista Darabont ha voluto inserire una sorta di firma d’autore. Ecco qua! Anche in questo caso, infatti, il rovinoso pasticciaccio combinato dal protagonista a inizio film, che ci riserva qualche incognita sull’assassino, viene smentito. Con prova e controprova!…lo ricordo. Guai a lasciare il pubblico in bilico! Che comodità! Il povero signor Dufresne è quindi costretto in prigione per vent’anni per un crimine non commesso! Martire al quadrato! E non è finita qui, il fuggiasco sente anche il dovere morale, l’impegno civico, di mettere nel sacco il suo ex-capo delle carceri. C’è qualcosa che non sa fare questo banchiere??
Giudice Oswald: Avvocato Krüger…
Avvocato Krüger: Sì, Signor Presidente. Bene, ora che è stato nominato, non si può non parlare del direttore Norton; il film non l’ha voluto degnare neanche di un’unica particella positiva. È semplicemente cattivo, nel più cartoonesco senso possibile. Lotta facile per l’eroico protagonista, che dubbi potrebbe mai avere?
Avvocato Russell: Così eroico che a inizio film viene messo in scena come un ubriacone…
Avvocato Krüger: Certo, tutto in favore della redenzione!
Avvocato Russell: E cosa ci sarebbe di male?
Avvocato Krüger: Di male, avvocato Russell, c’è che ci si trova ancora tra le mani la Bibbia! Da quanti anni o secoli addirittura è che cerchiamo di chiuderla in un cassetto e ce la ritroviamo sempre tra le mani? La maniera con cui è promulgata è però inconsapevole. Arte per fare catechismo…bah…
Avvocato Russell: Non capisco molto bene le vostre critiche, avvocato. Prendiamo pure quello che voi dite per vero, su cosa si baserebbe questa accusa quindi? Delitto di compassione? Promulgazione religiosa illecita? Non sentite quanto è ridicolo? Il pubblico, la sala, e coloro che leggeranno le carte che verranno riportate di questo processo, sono liberi di pensarla come vogliono.
Avvocato Krüger: Lungi da me privare di questa libertà i-
Avvocato Russell: E non solo. Voi, avvocato, avete ben poco parlato in modo tecnico di tali film in questa sede, tante parole sprecate con accuse di cristianità, citazioni dai francesi, Nietzsche…non avete spiccicato parola sulla fotografia, montaggio etc.
Avvocato Krüger: Come stavo cercando di spiegare a voi e ai lettori, avvocato Russell, l’estetica è stata divorata dalla morale! Già in registi come Capra o attori come Henry Fonda il seme del denudamento della compassione facile stava germogliando, ma in quei casi, almeno, l’estetica non ne ha risentito così tanto!
Avvocato Russell: Voi non andate oltre le vostre critiche metafisiche da intellettualoide! Mi sembrate un po’ frustrato. Anche con Fonda e Capra ve la prendete. Al limite del nevrotico…
Avvocato Krüger: Sentite, voi, avvocato da-
Giudice Oswald: Silenzio in sala!! Non tollererò ulteriori schiamazzi! Prego, avvocato Russell, potete concludere.
Avvocato Russell: C’è quindi davvero bisogno di una difesa? Guardate il banco della corte, guardate i presenti in sala. Nessuno sorride quando voi parlate, avvocato Krüger. Anzi, si dipinge sui volti dei presenti un’aria di sospetto, il viso si scurisce e gli occhi si imbronciano. Voi sembrate far la parte del profeta sapete? Non è la prima volta! Non c’è bisogno di figure come le vostre, soprattutto in un’aula di giudizio. Non vi rendete conto di essere alquanto scomodo e fuori luogo qui?
Avvocato Krüger: Obiezione Signor Giudice!
Giudice Oswald: Obiezione respinta! Andate pure avanti avvocato, chiudiamo questa seduta.
Avvocato Krüger: Tsk…
Avvocato Russell: Ho ben poco da aggiungere Signor Presidente. Mi rivolgo di nuovo a voi, avvocato delle cause perse, non c’è posto per voi qui, tornatevene ai vostri libri…