Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale (AI) ha iniziato a rivoluzionare il mondo dell’arte introducendo nuove possibilità di creazione e trasformazione artistica. L’AI viene utilizzata per generare dipinti, musica, e persino poesia, dando vita a un dialogo tra creatività umana e algoritmo.

Il lancio al pubblico degli strumenti AI artistici ha stimolato un grande dibattito tra artisti, designer e appassionati d’arte. Molti criticano come il rapido progresso della tecnologia sia stato alimentato dalla raccolta di immagini e opere d’arte disponibili pubblicamente su internet, senza riconoscimenti o compenso per gli artisti a cui è stato “rubato” il lavoro. Tant’è che, molto presto, le aziende che sviluppano i generatori AI dovranno difendersi in tribunale da accuse di violazione del diritto d’autore.

Ma partiamo dal principio. Come ha fatto l’AI ad essere inclusa nel mondo dell’arte?

Vediamo per la prima volta l’utilizzo di una macchina nel campo artistico quando l’artista e studioso di cibernetica Gordon Pask, nel 1953, crea la Musicolour, una macchina in grado di emettere uno spettacolo luminoso in risposta a stimoli sonori.
È da quel momento che le macchine iniziano a diventare un possibile partner nella creazione, trasformazione e presentazione di varie forme artistiche. Ma è un altro, in verità, il pioniere dell’uso dell’intelligenza artificiale in campo artistico: Harold Cohen, negli anni Sessanta, crea AARON, un programma computerizzato basato sull’AI, capace di generare opere d’arte.

È con questi due artisti che vediamo le prime opere vere e proprie create tramite una collaborazione tra l’intelligenza artificiale e l’uomo.

L’idea di collaborazione tra uomini e macchine viene però meno ed è presto sostituita dalla nascita di rivalità tra macchine e artisti; attorno a questa oscillazione tra fascinazione e terrore, si articola il dibattito sull’AI che oggi più che mai continua. Un dibattito fattosi sempre più interessante con l’avanzare degli anni e con la creazione di app accessibili a tutti.

Tale recente sviluppo ha riacceso la discussione sul ruolo dell’autore e sulla funzione dell’opera d’arte nella società, che ha portato alcuni a concludere che nessuna tecnologia potrà comunque mai assumere un carattere realmente rivoluzionario, in quanto l’arte continuerà ad evolversi secondo modalità impreviste e organiche, inglobando la tecnologia quando e se necessario.

Indiscutibilmente, però, la diffusione di massa dell’AI avrà conseguenze a livello culturale ed estetico.

Nelle arti visive, i progetti degli anni 2017-2020 hanno visto un particolare interesse e approccio verso il machine learning, che si sta lentamente diversificando.
Gli artisti vogliono mettere a nudo i meccanismi e le implicazioni politiche e sociali di queste tecnologie, e vogliono farlo tramite le loro opere. Riconosciamo anche numerosi artisti intenti a esplorare la reazione umana a questi strumenti.

Un esempio potrebbe essere l’installazione di Lauren Lee McCarthy, in collaborazione con l’irlandese Kyle McDonald, intitolata Unlearning Machine, nella quale l’AI viene adoperata per spingere i partecipanti a nascondersi dalle macchine, inducendoli a cercare modalità di comunicazione interpersonale non comprensibili ai sistemi AI.

Ma quali sono i pro e i contro dell’utilizzo dell’AI nella arte?

Dal 2016, con la creazione da parte di Google del progetto DeepDream, abbiamo visto un’evoluzione esponenziale della tecnologia dell’intelligenza artificiale. Se dovessimo fare un esempio di ciò, sarebbe giusto parlare del ritratto generato da AI, che nel 2018 è stato venduto all’asta per oltre 400.000 dollari.

Un fatto che potrebbe lasciare a bocca aperta qualsiasi persona, ma che ci fa soprattutto pensare a quali effetti questo possa avere sull’arte in generale.

Se da una parte l’AI nell’arte è associata a un senso di efficienza, accessibilità e a una creatività senza limiti, dall’altra essa ci porta a notare una perdita dell’elemento umano nelle opere, una certa mancanza di emozioni e sensibilità nelle produzioni artistiche, una svalutazione dell’arte creata dagli umani e la nascita di una grande questione legale, che vede un disorientamento nella concessione dei diritti d’autore.

Tuttavia, possiamo anche assistere a numerosi esempi che testimoniano, con successo, l’utilizzo dell’AI nell’arte. Alcuni di questi sono l’opera Machine Hallucination, di Refik Anadol, che ha utilizzato l’AI per generare immagini oniriche e l’opera The Next Rembrandt, un progetto che si è servito dell’artificial intelligence per creare un ritratto realizzato con il medesimo stile del famoso pittore (da qui il nome).

L’AI è anche utilizzata nello studio dell’arte e nella sua conservazione. È adoperata, ad esempio, per identificare e analizzare pattern nelle opere d’arte, permettendo a storici e studiosi di scoprire collegamenti precedentemente inosservati tra artisti e movimenti.

Inoltre, invertendo il punto di vista, anche l’arte stessa offre delle sfide uniche all’AI, poiché ogni opera è complessa sia nella composizione che nei materiali, ma è soprattutto ricca di significati umani e sfumature che sono spesso difficili da cogliere per gli algoritmi. Un territorio entusiasmante e complesso per la ricerca nell’AI.

L’intelligenza artificiale può anche facilitare il riconoscimento di falsi, il restauro di opere danneggiate e la previsione di tendenze future, studiando i dati storici. Un esempio è l’opera Medicine di Klimt, che, danneggiata durante la Seconda guerra mondiale, è stata rigenerata grazie all’AI tramite l’utilizzo di immagini, dati di testo e opere precedenti dello stesso pittore, riuscendo così a riempire le parti mancanti del quadro con colori e dettagli che si avvicinano strettamente a ciò che Klimt avrebbe potuto usare.

L’uso dell’AI nell’arte non si limita all’assistenza tecnica, ma spinge anche i confini della creatività. Generando nuove composizioni o imitando stili artistici, l’AI mette in discussione i concetti tradizionali di paternità e originalità.

In conclusione, l’intelligenza artificiale ha trasformato il processo creativo, diventando uno strumento innovativo per gli artisti che sperimentano nuove forme di espressione visiva e concettuale. Le capacità degli algoritmi di apprendere e generare immagini, suoni e testi hanno aperto nuove strade, consentendo la creazione di opere che vanno oltre i tradizionali mezzi artistici.

L’introduzione di tecnologie AI nel mondo dell’arte non rappresenta solo una sfida, ma anche un’opportunità per ridefinire il concetto di creatività. Con l’evoluzione tecnologica, è probabile che l’AI continui a influenzare profondamente il panorama artistico, suscitando nuovi interrogativi sulla natura stessa dell’arte e del processo creativo.

E per evitare qualsiasi rivalità e/o paura verso l’utilizzo dell’AI nell’arte, è importante che gli artisti, i critici e il pubblico si informino su di essa e considerino i suoi vantaggi e svantaggi.
Solo così si possono sfruttare al meglio le opportunità da essa presentate, senza perdere di vista l’importanza dell’elemento umano in ogni forma artistica.

Noemi Lippolis