Chi ha avuto la fortuna di visitare il continente africano è sempre tornato a casa portandosi come souvenir il cosiddetto “Mal d’Africa”, una nostalgia perenne delle sensazioni vissute, dei paesaggi esplorati, dei suoni ascoltati, del calore delle persone e dei legami instaurati. Non si tratta di una malattia che si può curare o di un’emozione che si può ignorare, bensì di un richiamo primordiale che risuona nell’anima.
L’Africa è la culla dell’umanità; in questa meravigliosa e complessa terra sono nate tradizioni e culture che si sono poi diffuse, ed influenzano tutt’oggi il resto del mondo.
La musica africana, in tutte le sue forme, è la manifestazione dell’Africa stessa, riflette la ricchezza culturale del continente, racchiude i colori, gli odori, i sorrisi di chi lo abita. È anche lo specchio di alcuni aspetti meno felici che purtroppo contraddistinguono questa terra come la povertà, le differenze tra le diverse classi sociali, la guerra e la corruzione.
Per secoli, la musica è stata un elemento fondamentale nella vita quotidiana degli abitanti del continente africano, accompagnando momenti come la nascita e la morte, ed è stata percepita come un vero e proprio rituale completato anche da danze e cerimonie. È una vibrazione che scorre nel sangue, che entra nell’anima e che non si può ignorare.
Parlare di musica africana risulta in realtà molto riduttivo e generalista, considerando che le diverse musiche tradizionali presenti nel continente coincidono con la presenza di molti popoli e altrettanti differenti dialetti.
Si pensa spesso, erroneamente, che parlare di Afrobeat o di Afrobeats sia la stessa cosa; ebbene, proprio quella, per molti insignificante, “s” finale cambia completamente il significato del termine.
L’afrobeat, infatti, è quel genere musicale le cui origini vengono attribuite al musicista nigeriano Fela Kuti nei primi anni ’60. Genere che nasce nel continente e che lo caratterizza, utilizzato come mezzo di riscatto sociale dalla popolazione ormai stanca di essere sottomessa dai colonizzatori occidentali. Fela Kuti, oppositore del colonialismo e con il sogno, utopico, di un’Africa unita e democratica, utilizzava la sua musica per comunicare messaggi politici, sottolineando e criticando l’oppressione a cui soprattutto le classi sociali più povere erano soggiogate. Il genere afrobeat nasce quindi per la necessità di trovare una propria identità, lontana da quella imposta dal colonialismo, e di combattere per la propria libertà, non solo singolarmente, ma come continente.
Quando, invece, si parla di afrobeats si indica più genericamente quell’insieme di generi diversi che fondendosi a partire dagli anni 2000, influenzati da pop, hip-hop e reggae, danno vita a numerosi sottogeneri. I giovani africani, attratti da queste nuove sonorità d’oltreoceano e stanchi di dover aderire a generi musicali già prestabiliti, decisero di unire le sonorità africane indigene e gli strumenti tecnologici di origine non africana per creare un sound innovativo che potesse comunque rappresentarli. È importante infatti ricordare come l’afrobeats, anche se influenzato dal mondo occidentale, non abbia come obiettivo quello di rinnegare la cultura e l’identità africana, ma semplicemente quello di raccontarle con un’intensità diversa. I testi delle canzoni afrobeats sono utilizzati per raccontare temi di attualità ed in essi sono spesso presenti strofe in lingua inglese alternate a strofe in lingue e dialetti locali come l’ewe, l’igbo, il twi. Altro elemento fondamentale ed assolutamente riconoscibile in questo genere musicale è il ritmo irresistibile, che invoglia chiunque a danzare e cantare, facendo dell’afrobeats un vero e proprio strumento di liberazione.
A differenza dell’afrobeat di Kuti, questi diversi stili musicali rendono il genere più “convenzionale” e mainstream, rendendo anche più facile per gli artisti moderni esserne ispirati.
Artisti del calibro di Drake e Nicky Minaj, per citarne alcuni, si sono lasciati ispirare ed influenzare dal sound africano, rilasciando feat. con Wizkid e Davido, due dei maggiori esponenti del genere. Beyoncé nel 2019 pubblica sulle piattaforme di streaming The Lion King: The Gift, progetto descritto dall’artista come una “lettera d’amore per l’Africa”. Beyoncé sostiene di aver cercato e trovato alcuni dei migliori talenti del continente per collaborare al progetto discografico, tra cui Wizkid, Burna Boy, Shatta Wale, Tekno. Il progetto non “sfrutta” unicamente i suoni del genere musicale, ma vuole raccontare una storia, vuole omaggiare l’Africa e l’afrobeats.
La musica africana contemporanea è quindi la fusione tra la musica africana tradizionale e la musica occidentale: da questo incontro nasce uno dei generi musicali più interessanti degli ultimi tempi, che parla al suo pubblico di identità e libertà di espressione.
È innegabile come negli ultimi anni la musica afrobeats abbia ottenuto un maggiore riconoscimento e un notevole successo e abbia prodotto una serie di superstar internazionali che hanno portato il genere al successo globale, come Wizkid, Tems e Burna Boy, che, anche grazie a collaborazioni con artisti d’oltreoceano, hanno contribuito a consolidare il genere musicale in occidente.
Ad esempio, all’NBA All-Star Game del 2023, per lo show di metà partita, proprio Burna Boy, Rema e Tems si sono esibiti portando l’Africa e la sua musica sul palco a Salt Lake City, Utah. Esibirsi su un palco “internazionale” ed in diretta televisiva è una grande opportunità per l’artista di farsi conoscere da un pubblico sempre più ampio e di portare l’afrobeats oltre i confini dell’Africa. I social media, attraverso condivisioni, like e commenti, aiutano a promuovere e diffondere la musica africana ed i suoi artisti nel mondo. Inoltre, non è da sottovalutare il ruolo delle piattaforme di streaming, che hanno giocato, e continuano a giocare, un ruolo cruciale nella diffusione globale dell’afrobeats, permettendo agli artisti di raggiungere un pubblico vasto e diversificato. Un’analisi di Spotify ha constatato come dal 2017 al 2022 gli ascolti del genere sulla piattaforma siano aumentati del 500%. Nell’ormai lontano 2020 invece, Apple Music ha lanciato un progetto intitolato Africa Rising, un’iniziativa grazie alla quale la piattaforma di streaming ha messo in evidenza i più brillanti musicisti africani emergenti, dando loro la possibilità di essere scoperti e diventare le future star della musica africana. L’iniziativa è tutt’oggi attiva e nella playlist 2024 sono inclusi artisti come Tyla, ormai fenomeno mondiale, Qing Madi, la cantautrice ghanese Mellissa, la rapper di strada sudafricana Maglera Doe Boy, il produttore nigeriano Bloody Civilian, il rapper e cantante nigeriano ODUMODUBLVCK. Grazie a queste nuove generazioni di artisti, che sperimentano con le nuove tecnologie, incorporano influenze da tutto il mondo e giocano con i suoni, il futuro dell’afrobeats appare luminoso ed in continua evoluzione.
L’influenza che questo genere musicale sta avendo nell’industria è evidente ed indiscutibile, e in piena e continua espansione. A febbraio del 2024 si è tenuta la 66° edizione dei Grammy Awards. Poco prima, giusto in tempo per quest’ultima edizione, il CEO della Recording Academy Harvey Mason jr. ha introdotto una nuova categoria, Best African Music Performance, per cui la prima vincitrice è stata Tyla con il suo singolo Water. Mason jr. ha raccontato di aver viaggiato e visitato l’Africa ed essersi reso conto del talento spesso poco riconosciuto che caratterizza questo meraviglioso continente. Inoltre, molti artisti africani hanno raccontato al CEO come si sentissero poco rappresentati dagli Awards ed è stata proprio questa la spinta necessaria per creare questa nuova categoria.
L’afrobeats può essere perciò considerato più di un genere musicale, in quanto costituisce un vero e proprio movimento culturale che rappresenta l’innovazione dell’Africa contemporanea.
Se in Occidente, per alcuni versi, la concezione dell’Africa è ancora nettamente primitiva e profondamente scorretta, l’ascesa dell’afrobeats coincide con una crescente attenzione globale verso la cultura africana ed è un simbolo dell’influenza dell’Africa nel mondo contemporaneo. Il continente africano non è solo safari e capanne, ma è creatività, tradizione, musica, arte e modernità. La strada per arrivare a conoscere ed apprezzare completamente la musica, le tradizioni e la cultura africana è ancora lunga e in salita, e solo una volta arrivati in cima si godrà di uno dei panorami più belli che si possano ammirare.
L’Africa, e le persone che la abitano, sono un insieme di colori e di emozioni che entrano nell’anima di chi ha la fortuna di viverla, per non lasciarla più.